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Innamoramento e amore

Innamoramento e amore

L’innamoramento secondo Francesco Alberoni, celebre sociologo e prestigiosa firma del Corriere della Sera. Alla fine del decennio egli pubblica un breve saggio (il primo della trilogia di cui faranno parte anche “L’amicizia” e “L’erotismo”) nel quale illustra, analizzandola con metodo scientifico, quella particolare fase della passione umana che tende alla “fusione di due persone”.

Il titolo del saggio è Innamoramento e amore, Garzanti, 1979.

Un libro tutt’altro che semplice, ma oltremodo interessante. Soprattutto perché parla di un argomento a tutti noto (perché credo che – se non proprio tutti tutti – moltissimi, sia uomini che donne, nella loro vita si siano innamorati) e sul quale tuttavia pochi, almeno credo, si sono fermati a riflettere…

Ebbene, che cos’è questa “spinta”, questo “tendere a un essere che è altro da noi”? Cosa vuol dire “essere innamorati di qualcuno o di qualcuna”? E… perché succede?

Andiamo con ordine. Partiamo dalle categorie e dalle definizioni. Anzitutto, secondo lo studioso Alberoni, l’innamoramento appartiene alla grande categoria dei “movimenti collettivi”. Tanto per intenderci, e anche se la cosa potrà lasciare stupiti, esso, pur con le sue innegabili peculiarità, appartiene alla stessa categoria o “classe” di fenomeni quali la riforma protestante, il movimento studentesco, il movimento femminista e, addirittura, il movimento islamico…

Ma che cosa può avere in comune il sentimento che si prova per una persona con, ad esempio, la riforma protestante o il femminismo o l’islamismo militante?, mi son subito chiesto io quando ho letto le prime pagine di questo saggio…

Ecco pronta la risposta: l’innamoramento sprigiona lo stesso tipo di forze che agiscono nei movimenti collettivi succitati, ossia la gioia di vivere, il desiderio di solidarietà e di rinnovamento, il sentirsi “altro da sé”. Il tratto che lo caratterizza è soprattutto quantitativo, perché l’innamoramento, pur essendo anch’esso un “movimento collettivo”, si costituisce fra due persone sole. Gli altri movimenti collettivi, invece, sono costituiti da moltissime persone e sono aperti all’ingresso di altre…

Una volta collocato l’innamoramento nella grande categoria dei movimenti collettivi, passiamo alla sua definizione. Esso, più precisamente, è “lo stato nascente di un movimento collettivo a due”.

Stato nascente” perché innamorarsi significa “rinascere”: chi è innamorato inizia un processo interiore in cui l’altra persona diventa l’oggetto pieno ed esclusivo del proprio desiderio. Questo fatto irrompe e, anzi, segna una vera e propria frattura, una separazione, con la vita precedente e implica la necessità di riorganizzare tutto, di ripensare ad ogni cosa e soprattutto di “rifare” il proprio passato.

La persona innamorata ripercorre il proprio passato e si accorge che esso è il frutto di determinate scelte da lei volute (o subite, non ha importanza): ebbene, tutto ciò che è passato viene privato di valore dall’innamorato perché egli, dal momento in cui si innamora, ha la netta sensazione di iniziare una nuova vita.

L’innamoramento, dunque, oltre ad essere un movimento, e più precisamente lo “stato nascente” di un movimento, è una forza che produce una separazione, una scissione, tra il prima e il dopo della propria vita…

La forza che si sprigiona dallo stato nascente (l’innamoramento) tende, da un lato, a separare ciò che era prima e, dall’altro, ad aprirsi ad una nuova fase (una nuova vita). Questa nuova vita, a cui l’innamoramento tende, ha al suo centro, in maniera esclusiva, l’altra persona, l’oggetto del desiderio.

Ecco, allora, secondo Alberoni, l’essenza dell’innamoramento: esso è un movimento che “separa dal prima” e “unisce al dopo”, tendendo alla “fusione tra due persone”.

Chiarito (almeno spero) che cosa intende Alberoni per “innamoramento”, ritengo ora che sia utile e anche divertente provare a rispondere (brevemente) a degli interrogativi che io almeno (ma credo che sia capitato anche a tante altre persone) nella mia vita mi sono posto, rispondendo sempre secondo ciò che ho capito (non proprio tutto, ma abbastanza) leggendo questo interessante saggio di fine anni Settanta:

Perché ci si innamora?

Ci si innamora perché si desidera sentirsi “unici”, ossia a propria volta amati dalla persona oggetto del desiderio. Noi vogliamo essere amati in quanto esseri unici, straordinari, insostituibili, assolutamente noi stessi. Nell’innamoramento, la persona oggetto del desiderio diventa unica e insostituibile perché chi è innamorato vuole a propria volta sentirsi unico e insostituibile per l’altro. Ciò ha come conseguenza che ci si può innamorare solo di una persona che noi percepiamo come diversa da noi: l’innamoramento tende alla fusione, ma alla fusione di due persone diverse. Perché ci sia innamoramento occorre che ci sia diversità. L’innamoramento è infatti una forza (un movimento) che tende a superare la diversità fra le due persone, la quale, tuttavia, deve necessariamente esistere. La persona amata interessa perché è diversa da noi, è portatrice di una propria inconfondibile specificità: è unica e noi, a nostra volta, se siamo innamorati, vogliamo essere unici per lei.

Si può essere innamorati di più di una persona contemporaneamente?

Assolutamente no. Proprio perché l’innamoramento è una forza che si sprigiona fra due persone diverse che “cercano l’unico per essere a propria volta unici”, esso ha in sé l’ ”esclusività”. Solo una può essere la persona oggetto del nostro desiderio, quella che noi sentiamo come l’unica e dalla quale vogliamo essere sentiti come unici. Dunque, frasi che talvolta ci è capitato di sentire (e magari anche di aver detto noi stessi) come: “Sono innamorato di tutte e due o di tutti e due”; oppure, “Non so decidermi, non so se sono innamorato di te o di Tizio…”, sono tecnicamente e scientificamente sbagliate. L’innamoramento vero e proprio, cioè il tendere all’altro che è diverso da noi, può esistere nei confronti di una sola persona.

Ciò che invece è possibile è amare contemporaneamente più persone: tutti noi, ad esempio, amiamo contemporaneamente nostro padre e nostra madre, i nostri figli, i nostri fratelli o sorelle, e la nostra o il nostro compagno, moglie o marito.

E’ anche possibile amare una persona ed essere contemporaneamente innamorati di un’altra. Ma non è mai possibile essere innamorati di due o più persone, perché l’innamoramento tende ad isolare l’oggetto del desiderio e ad escludere tutto il resto.

Che cos’è la gelosia?

La gelosia è la scoperta che la persona da noi amata, l’oggetto del nostro desiderio, è attratta, affascinata da qualcosa che noi avvertiamo di non possedere e che invece un’altra persona ha.

La gelosia non può mai esistere nell’innamoramento bilaterale o reciproco, cioè quando due persone sono ugualmente innamorate l’una dell’altra, ma solo nel (triste caso) dell’innamoramento unilaterale, quando solo una delle due persone è innamorata dell’altra oppure quando una è più innamorata e l’altra lo è di meno. Può accadere, allora, che l’innamorato si accorga che il suo sentimento non è ricambiato (o è ricambiato in misura minore) proprio perché l’altra persona ha una propensione per qualcosa che l’innamorato non ha.

Come e quando finisce l’innamoramento?

Normalmente, la fase dell’innamoramento è transitoria ed è destinata o a “istituzionalizzarsi” oppure ad estinguersi. L’istituzionalizzazione è il passaggio dallo stato nascente dell’innamoramento alla fase statica dell’amore, che si esprime nella dedizione e nell’aver cura dell’altro e nel profondo affetto, che però non è più innamoramento, non c’è più il tendere all’altro…

L’estinzione dell’innamoramento, al di fuori dell’istituzionalizzazione, ossia nel caso in cui esso non si trasformi in amore, può aversi per diversi motivi:

1) Una sola delle due persone (fin dall’inizio o a un certo punto della relazione) è innamorata. Si tratta dunque di innamoramento unilaterale. Esso normalmente è destinato a spegnersi quando l’innamorato scopre, si accorge ed accetta (molto dolorosamente) di non essere corrisposto….

L’estinzione passa attraverso una prima fase (dopo la scoperta ed accettazione) in cui l’innamorato si distacca dalla persona amata (che non l’ama più o che non l’ha mai amata) pur amandola ancora, e vive la dolorosa esperienza della privazione dell’oggetto dell’amore, che Alberoni chiama del “suicidio psichico”…

Vi è poi una seconda fase in cui l’innamorato deve disinnamorarsi, ossia rifare ciò che ha vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato: e tale odio non è altro che il tentativo di distruggere il passato…

Tale fase di distruzione del passato, in cui a poco a poco ci si disinnamora, è chiamata da Alberoni “pietrificazione”, perché il sentimento che si provava per la persona amata diventa solo (molto gradualmente) una parola staccata dal suo contenuto (il sentimento, appunto, si pietrifica) e l’unica sensazione che si avverte nella realtà è una struggente nostalgia per la persona amata: proprio per difendersi da tale nostalgia, l’innamorato che si disinnamora lotta con il proprio passato e non può che combatterlo con il risentimento e l’odio, togliendo nella sua mente alla persona amata tutte le qualità che un tempo lo avevano attratto.

2) Altra causa di estinzione: durante la fase dell’innamoramento, l’innamorato è attratto dall’altro perché l’altro è diverso da lui. Questa attrazione, allo stesso tempo, tende anche a superare la diversità: inconsciamente, l’innamorato vuole che l’altra persona si fonda con lui e diventi uguale a lui. Ora, può accadere che l’altra persona, per assecondare tale desiderio di “livellamento e fusione”, ceda poco a poco, eliminando tutti gli elementi di diversità e diventando sempre più uguale all’altro. Quando si arriva al punto che ogni diversità è eliminata, la tensione verso l’altro si estingue, proprio perché viene a mancare la spinta propulsiva, ossia la diversità. L’innamorato perde interesse per la persona amata perché avverte, ad un certo punto, che questa non è più diversa da lui, non è più “altro da lui”. Eppure, paradossalmente, era proprio a questo che l’innamoramento tendeva: a superare la diversità per arrivare alla fusione…

Secondo Alberoni, questa è la più diffusa causa di estinzione dell’innamoramento bilaterale nei casi in cui esso non si istituzionalizzi trasformandosi in amore.

3) L’innamoramento può estinguersi anche perché (ma il caso è più raro) esso era iniziato non solo, come normalmente avviene, perché si avvertiva che l’altro era diverso da noi, ma anche perché si avvertiva l’altro come un essere del tutto “straordinario”. In altri termini, la persona amata non era solo unica, ma era anche “straordinaria”: allora può accadere che tale straordinarietà, che inizialmente affascinava, diventi in un secondo momento insopportabile e produca la fine dell’innamoramento. Ciò può verificarsi quando ci si innamora di una persona perché si rimane affascinati dalla sua professione o dal suo valore sociale, ad esempio perché egli è un artista, un cantante, un attore di successo, un campione sportivo, eccetera. Spesso il soggetto innamorato scopre che vivere con questa persona un tempo considerata straordinaria non è affatto facile, dal momento che il successo in una determinata arte, disciplina o mestiere, nasconde quasi sempre una vita di sacrifici e privazioni o comunque una dedizione che finisce con l’interferire nella vita di coppia. Così, allora, può anche finire l’innamoramento senza che esso si trasformi in amore, perché non si riesce ad accettare l’altra faccia della medaglia, ossia i sacrifici e gli aspetti negativi della straordinarietà.

4) Può accadere che una persona che non era innamorata di un’altra, che invece la amava già da tempo, ritorni sui suoi passi, dopo averla inizialmente respinta, e ceda all’innamoramento. In tal caso, secondo Alberoni, non siamo neppure di fronte ad un vero e proprio innamoramento (o meglio, siamo di fronte ad un innamoramento solo unilaterale). La persona che ritorna sui suoi passi non è realmente innamorata perché ha già conosciuto l’altro e non è stata attratta dalla sua diversità. Tornando indietro questa persona in realtà rinuncia alla ricerca del diverso a cui tendere e semplicemente si adatta, cedendo ad una forza che proviene soltanto dall’esterno. Questo, che è un adattamento e non un innamoramento, è comunque destinato ad estinguersi, perché manca la spinta propulsiva verso il diverso.

5) L’innamoramento si può spegnere quando nella vita di coppia si arriva ad un “punto di non ritorno”, ossia ad un avvenimento sconvolgente che travolge la passione per l’altro estinguendola. Può essere una tragedia: es. la perdita di un figlio o di un’altra persona amata, oppure la rinuncia a qualcosa (ad esempio ad una propria occupazione o interesse) fatta in precedenza, che poi riemerge come desiderio rimasto inappagato e diventa preponderante, riespandendosi fino ad estinguere l’innamoramento.

L’innamoramento può durare per tutta la vita?

Ebbene sì. Anche se normalmente l’innamoramento è una fase transitoria destinata o a trasformarsi in amore, istituzionalizzandosi, o ad estinguersi, è possibile, in casi eccezionali, che una persona rimanga innamorata di un’altra per anni e anni e anche per tutta la vita e anche che due persone rimangano ugualmente innamorate per sempre. In questi casi, oltre ad esserci il passaggio “istituzionale” dall’innamoramento all’amore, l’amore continua ad essere vissuto, oltre che come sentimento di affetto e dedizione verso l’altro, come un vero e proprio progetto di “conservazione dello stato nascente”.

Esistono casi in cui una persona sola continua ad amare appassionatamente l’altra anche se questa è inaccessibile o addirittura se è morta…

E’ possibile innamorarsi a qualunque età?

Ebbene ancora sì, non esistono limiti. Anche se l’età in cui si verifica la maggiore

incidenza di innamoramenti è l’adolescenza (dai 12 ai 18 anni), perché

essa è la fase di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta: se lo “stato nascente” è una

rottura e separazione dal passato e un’apertura verso una nuova vita, non c’è

nessun’altra età in cui maggiormente si avverte la necessità di “tagliare i ponti”

con il proprio passato e vivere un nuovo presente. L’adolescenza è ben definita da

Alberoni come l’età in cui “si muore e si rinasce continuamente”.

L’innamoramento omosessuale è diverso da quello eterosessuale?

Ebbene no. La fenomenologia dell’innamoramento omosessuale è in tutto e per

tutto identica a quella dell’innamoramento eterosessuale. Le categorie dello “stato

nascente” sono sempre le stesse e identica è la natura dell’innamoramento.

L’innamoramento omosessuale può tuttavia essere più complicato e difficile,

perché la società e la cultura tendono a non riconoscere o ad osteggiare (anche,

purtroppo, a disprezzare) tale istituzionalizzazione e, di conseguenza, sono gli

omosessuali stessi che talvolta hanno un pudore grandissimo a parlare sia di

innamoramento sia di amore.

Oltre a ciò, l’innamoramento omosessuale, secondo Alberoni, anche quando è

bilaterale può essere complicato dalla gelosia, perché l’innamorato omosessuale

avrebbe sempre l’inconscia paura che l’altro cerchi di avere un figlio con una

persona del sesso opposto, non potendo averlo con lui.

Teniamo conto che Alberoni scrive queste cose nel 1979; credo e spero che oggi la

situazione, in tema di amore omosessuale e relative unioni e adozioni, sia già

migliorata e vada migliorando sempre di più.

***

Innamoramento e amore, dunque. Un tema indubbiamente affascinante, antico come la storia dell’uomo. Ho sempre pensato che la scienza c’entri poco con i sentimenti e con le passioni umane che nascono nella sua parte spirituale e irrazionale; ma leggendo questo libro mi sono abbastanza, e piacevolmente, ricreduto. Lo consiglio a tutti: innamorati, non innamorati, corrisposti o non corrisposti, illusi, disillusi, disinnamorati o… “pietrificati” :eek: nel senso alberoniano del termine… ;)

Anche se, diciamolo, questo saggio non è proprio una lettura da relax puro :)

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