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La stanza del Vescovo
Romanzo di Piero Chiara, pubblicato nel 1976, ambientato prevalentemente a Oggebbio e in altre amene località che si affacciano sul Lago Maggiore, ben note allo scrittore, che è originario di Luino…
Siamo nell’estate del 1946, è appena iniziato il dopoguerra, la gente ha tanta voglia di ricominciare a vivere, ma si fa ancora difficoltà a superare gli anni bui appena trascorsi…
Con questa voglia di “ricominciare”, ma senza sapere bene neanche come e dove, è anche il protagonista del romanzo, un giovane sui trent’anni che naviga sapientemente con una piccola barca a vela sulle acque del Lago Maggiore…
Approdando al porticciolo di Oggebbio, conosce uno strano personaggio, un quarantenne reduce della guerra in Abissinia, che è stato via per ben dieci anni ed è appena ritornato…Il suo nome è Temistocle Mario Orimbelli, ma per tutta la durata del romanzo sarà chiamato dottor Orimbelli o semplicemente l’Orimbelli…
Il curioso personaggio si dimostra affabile e accoglie il giovane protagonista nella sua villa, dove vive con la moglie, Cleofe, con la cognata Matilde, e vari domestici.
Quella che doveva essere una semplice visita di cortesia, si trasforma subito in una vera e propria relazione del protagonista con la famiglia dell’Orimbelli. Il giovane diventa un ospite fisso e alloggia in una camera inquietante, tutta tappezzata di rosso, con un vecchio abito ecclesiastico che apparteneva a un Vescovo, prozio ormai defunto della moglie del dottor Orimbelli, appeso dentro a un armadio…
Il rapporto tra i coniugi Orimbelli è in crisi, essi litigano spesso. Il marito è rimasto via per dieci anni e la moglie sospetta di essere stata tradita… La cognata Matilde, invece, ancora giovane e bella, ha sposato il fratello della signora, ma il marito non è mai più tornato dall’Abissinia, dov’era insieme all’Orimbelli e dove è morto in battaglia. Matilde però sembra essere prigioniera di uno strano torpore e non si decide a ritornare alla vita…
L’Orimbelli, invece, ha molta voglia di vivere e non appena può, approfittando della barca del protagonista, lo coinvolge in gitarelle di più giorni attraverso il lago…
Questi giretti in barca si trasformano in vere e proprie avventure erotiche, perché il dottor Orimbelli si rivela un inguaribile dongiovanni…
Ma a poco a poco, ossia tra un’avventura erotica e l’altra sulle sponde del Lago Maggiore, il protagonista scopre altri inquietanti particolari della vita e della personalità del suo nuovo amico, che peraltro gli soffia tutte le donne…
Si scopre che non è vero che il marito di Matilde è deceduto in guerra: egli è invece stato evirato dai guerriglieri etiopi che l’hanno catturato e vive ancora là, ormai libero… Si scopre anche che, segretamente, l’Orimbelli è amante di Matilde…
La vicenda, dal punto di vista degli intrecci sentimentali, a un certo punto si complica perché il protagonista prova attrazione per Matilde e riesce a smuoverla dal suo torpore… Egli entra così in competizione con l’Orimbelli…
Un pericoloso triangolo prende corpo nella storia…
Poi arriva il giallo, dentro una vicenda già abbastanza complicata: la signora Orimbelli viene trovata cadavere, affogata nel lago… E’ un suicidio, dicono gli inquirenti. Ma sarà vero?
Il marito di Matilde inaspettatamente ritorna dall’Africa: vuole fare chiarezza sulla morte della sorella…
Il finale è tragico, però anche “liberatorio”. Non lo svelerò per non rovinare la sorpresa a chi intendesse leggere questo romanzo…
Una piacevole lettura che svela anche i meravigliosi posti del Lago Maggiore (che io purtroppo non ho mai visto) e che ha il sapore del giallo, ma anche del romanzo vero e proprio, nello stile tipico di Piero Chiara, molto ironico, divertente, ma anche drammatico, coi personaggi sempre un po’ ambigui e disorientati, che spesso si lasciano vivere, come trasportati dagli eventi…