Resta connesso

Libri

Manuale di conversazione

Manuale di conversazione

Ultimi scampoli d’estate…Ecco un libro utile per vincere la malinconia del settembre e forse anche le più cupe tristezze, e quel senso di vuoto e di sgomento che ci assale in questi giorni, quando leggiamo i giornali o accendiamo la radio o la tv…

Risalente al lontano 1973, il Manuale di conversazione è sempre godibilissimo, amabile, direi proprio che si tratta di un libro senza tempo, alla pari dei più intramontabili classici. Scritto dal grande umorista italiano Achille Campanile, è una delle sue ultime opere.

E’ un libro suddiviso in quarantotto brevi racconti, per la maggior parte assolutamente comici: di quella comicità paradossale e imprevedibile della quale Campanile è stato il maestro. Un umorismo estroso e bizzarro, spesso fondato sull’equivoco linguistico, ma anche sulle nostre paure, manie e frustrazioni. Non mancano, tuttavia, i racconti “dolce amari”, che pongono il lettore dinanzi all’assurdo che talvolta la vita ci riserva.

___________________________

Il racconto di apertura, che dà il titolo alla raccolta, è tutto costruito sul nonsense dei dialoghi inventati che spesso si trovano nei manuali di conversazione per stranieri. Sono libretti utilissimi per imparare la lingua, per carità, ma se ci si sofferma sul senso logico o anche se si fa semplicemente appello al buon senso, leggendo quei dialoghi esemplificativi c’è da uscirne pazzi. Ecco alcuni esempi.

Da una piccola grammatica di lingua inglese:

Portaste il binocolo?”.

No, ma portai il vostro ventaglio”.

Commento del narratore: col che si imparano parecchi vocaboli, non c’è dubbio. Ma non è chi non veda un ventaglio esser tutt’altra cosa che un binocolo. Non c’è niente in comune fra i due oggetti. Come è possibile parlare di ventaglio a chi vi chiede notizie del binocolo?

Un altro esempio, sempre da un manuale di grammatica tascabile per stranieri di lingua inglese:

Mamma, comperasti la tovaglia?”.

No, ma comprai il rasoio per tuo fratello”.

Commento del narratore: una famiglia di pazzi, evidentemente. Pazza la madre, che forse immagina si possa apparecchiare la tavola col rasoio; e pazza la figlia, che dal manuale non risulta essersi minimamente turbata alle parole inconsulte della vecchia insensata…

Ancora:

Vedesti il mio allacciabottoni?”.

No, ma vidi il vostro colletto a polsini”.

Commento del narratore: come rispondereste a uno che vi parla di colletto a polsini, quando voi gli domandate notizie dell’allacciabottoni? E’ evidente: o sei un imbecille, o vuoi prendermi in giro. Come ti viene in mente di rispondermi così?

Altro esempio, dedicato alle parentele:

Eravate con vostro padre?”.

No, ero con l’amico di mio padre, ma le mie sorelle erano con vostra madre; siamo stati a vedere la cattedrale”.

Commento del narratore: bella brigata di cretini, davvero. Tra l’altro c’è da scommettere che ognuno non capiva chi fossero gli altri, quanto a parentela reciproca, durante questa famosa visita alla cattedrale.

E così, un giorno, al narratore del racconto, mentre si trova in un Paese straniero, viene in mente di rispondere a una domanda di un passante esprimendosi sulla base dei dialoghetti imparati nei manuali di conversazione:

Domanda del passante: “Sapreste dirmi dov’è la tale strada?”.

Risposta del narratore: “No, ma so dirvi l’età del cugino di vostro padre”.

E trovandosi un’altra volta con un gruppo di amici, in visita dentro una cattedrale gotica del Nord-Europa, egli rimane coinvolto in questo dialogo:

Chi è quello?”.

E’ l’amico di vostro padre, e io sono la madre di un tale che non c’è, perché io sto con le vostre sorelle”.

E che rapporto di parentela c’è fra voi e l’amico di mio padre?”.

Egli è l’amico del padre delle ragazze che stanno con me e che sono vostre sorelle, mentre voi siete l’amico di mio figlio”.

Ed io chi sono?”.

Voi siete il figlio dell’amico di quel signore e il fratello delle signorine che stanno con la madre di un altro vostro amico, che non è qui, e questa sarei io”.

Basta, basta, per carità, c’è da diventare pazzi….

____________________________

Nel racconto “Il bicchiere infrangibile”, una coppia di genitori, esasperata dal figlio di tre anni che vuole assolutamente bere dai bicchieri di vetro da dove bevono gli adulti e li rompe regolarmente, ricorre infine allo stratagemma del “bicchiere infrangibile”: un’idea geniale del padre, che cerca questo risolutivo oggetto, avendone sentito parlare, in lungo e in largo, e finalmente lo trova in vendita in un negozio e lo acquista. E’ un bicchiere che sembra proprio fatto di vetro ed è identico a quelli che compongono l’ultimo servizio comprato dalla coppia. Il miracoloso bicchiere può essere lanciato e scagliato per terra anche con violenza: non si scalfisce nemmeno.

Tutto procede a meraviglia e la coppia pare aver ritrovato la felicità: il bambino, dopo aver bevuto dal bicchiere infrangibile, lo scaraventa sul pavimento e nulla succede. Ma purtroppo un giorno, la donna di servizio, nel pulire i bicchieri, confonde quello infrangibile con gli altri. Come si fa ora per individuarlo e metterlo da parte? L’unico sistema è quello di sottoporre tutti i bicchieri alla “prova di resistenza”, nella speranza che capiti presto tra le mani quello infrangibile. Potete immaginarvi i risultati….

______________

Ne “La passeggiata” si parla invece di due fidanzati il cui rapporto è in crisi e che stanno per lasciarsi. A storia ormai conclusa, l’uomo, nel tentativo estremo di salvare la relazione e assalito dai sensi di colpa, durante un’ultima passeggiata in compagnia della donna, su una carrozza scoperta, trainata da un cavallo e guidata da un cocchiere, cerca di esprimere il suo rammarico, assumendosi completamente ogni torto e aprendo il proprio cuore. Ma ogni volta che egli giunge al dunque, dichiarando solennemente il suo amore alla fidanzata – che lo ascolta muta, inerme e con l’occhio ormai spento – le sue parole vengono disturbate dai rumori indecenti emessi dal cavallo, che evidentemente soffre di meteorismo. L’effetto, veramente esilarante per il lettore, è imbarazzante per la coppia e vanifica definitivamente ogni speranza di salvare il rapporto. Fa molto ridere, oltre la situazione in sé, anche la reazione dell’uomo, che rimane impassibile e fa finta di nulla nonostante i rumori siano molto forti e inequivocabili, e dentro di sé se la prende con il cocchiere perché “non chiede almeno scusa per il cavallo”…

____________________

Una giovane dattilografa, molto distratta, è invece la protagonista del racconto “La mestozia”, tutto basato su equivoci di ortografia. La ragazza lavora per uno scrittore che le detta i suoi racconti e che lei deve battere a macchina. Essa commette sempre degli errori di battitura, che finiscono con lo stravolgere il senso dello scritto e creando equivoci talvolta imbarazzanti. Per esempio, un bandito protagonista di un racconto, anziché tornare nel proprio nascondiglio completamente “inzaccherato”, dopo aver commesso una delle sue malefatte, che lo ha visto azzuffarsi ferocemente fino a rotolare nel fango, se ne torna tutto “inzuccherato”; oppure, in un altro scritto battuto a macchina sotto dettatura dalla ragazza, si legge che “al mare ci sono gare automobilistiche e natiche”, anziché “nautiche”…

Licenziata dallo scrittore, la dattilografa viene assunta da un collega e amico del suo precedente datore di lavoro, che invece riesce incredibilmente a sfruttare a proprio vantaggio le sue disattenzioni. Infatti, il primo racconto dettato alla dattilografa, che avrebbe dovuto intitolarsi “La caduta di un regno”, viene dato alle stampe senza correzioni con il titolo “La caduta di un ragno” e riscuote un enorme successo, sia di pubblico che di critica. Con un colpo di genio, lo scrittore ha sostituito in tutto il manoscritto la parola “regno” con “ragno”: così, nel racconto, ambientato nel tardo Medioevo, si legge di questo “ragno”, che stava solido sulle sue basi, e delle congiure ordite dai dignitari per farlo cadere. Il ragno viene colpito alla base. Il ragno vacilla. Infine, il ragno crolla. La critica trova nel racconto delle allusioni satiriche, dei significati simbolici, e il pubblico si diverte un mondo.

A partire da quel primo successo letterario, ne giungono poi altri, la cui buona riuscita è interamente dovuta agli errori di battitura della dattilografa, opportunamente non corretti dallo scrittore. In un intero romanzo, che diviene rapidamente un best seller, si parla di “cozze felici” anziché di “nozze felici”. In un altro racconto, una “briciola d’amore” viene trasformata in una “braciola d’amore”; in un altro ancora, un viso dalla “dolce mestizia”, diventa di “dolce mestozia”…

Il successo arride allo scrittore, finché la ragazza non decide di mettersi a studiare seriamente la dattilografia e non commette più errori…

__________________

E’ ancora il paradosso linguistico ad animare lo stupendo racconto intitolato “La rivolta delle sette”. Vi si narra, con effetti esilaranti, di una sommossa ordita da alcuni fantomatici congiurati facenti parte di un’associazione segreta ( o “setta”).

I congiurati facevano parte di una delle sette sette (plurale di “setta”) che complottavano contro il governo.

L’appuntamento per iniziare la sommossa era stato fissato in realtà alle sei, ma siccome qualcuno aveva messo in giro la voce di una rivolta delle “sette”, riferendosi in realtà al plurale di “setta”, si era diffuso l’equivoco che la rivolta sarebbe scoppiata alle sette…

Proprio per l’equivoco sull’ora, la sommossa fallì. Ma per riferirsi a quell’avvenimento, ancora oggi c’è chi parla della “rivolta delle sette delle sette”; oppure, chi vuole sottolineare che le sette erano sette, parla di “rivolta delle sette sette delle sette”…

Senonché, studiando bene il caso, si scopre che anche i congiurati erano sette. Così, a ben vedere, abbiamo “la rivolta dei sette delle sette sette delle sette”.

In quello stesso giorno, poi, vi furono dei controrivoluzionari che, per fermare la rivolta, fissarono anch’essi alle sette una controrivolta: abbiamo così “la rivolta degli antisette”, detta anche “rivolta delle sette degli antisette contro la rivolta dei sette delle sette sette delle sette”…

I controrivoluzionari, in attesa che scoppiasse l’insurrezione (che poi non scoppiò), giocavano a tressette. I loro giochi passarono alla storia come “i tressette della rivolta antisette delle sette, contro quella dei sette delle sette sette delle sette”…

Secondo un curioso aneddoto, infine, uno dei controrivoltosi, giocando a tressette, si fece “un sette ai pantaloni”: e questo occorre chiamarlo “il sette del tressette d’uno dei sette della rivolta antisette delle sette contro quella dei sette delle sette sette delle sette”…

***

Ci sono tanti altri bellissimi racconti nella raccolta, ma, soffermandomi su questi cinque, credo di aver reso abbastanza l’idea, se non altro della parte più comica del libro. In realtà, riassumere i racconti di Campanile non rende l’effetto dirompente che essi producono nella lettura diretta. I racconti del Manuale vanno letti tutti d’un fiato, assaporati, abbandonandosi ad essi senza difesa. Si riderà di gusto; qualche volta si sarà più indotti a riflettere e rimarrà anche un po’ di amarezza, ma non si resterà mai delusi.

Leggi tutto e partecipa alla discussione sul forum!

Copyright © 2012-2024 di Leviato Holding. Design di Webfox. Tutti i diritti riservati. Nomi, marchi ed immagini appartengono ai legittimi proprietari e sono utilizzati esclusivamente a scopo informativo. Il materiale originale (testi, immagini, loghi, fotografie, audio, video, layout, grafica, stili, file, script, software, ecc.) è di proprietà di Leviato Holding.