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Molto dopo mezzanotte

Molto dopo mezzanotte

Raccolta di racconti del celebre scrittore americano Ray Bradbury, pubblicata nel 1975. Titolo originale: Long after midnight.


Ventidue racconti di breve o media lunghezza compongono l’opera. Alcune sono storie di fantascienza nel senso più classico, altre spaziano nel fantastico o si collocano “ai confini della realtà”. Altri racconti esplorano il genere “noir”. Come in tutte le opere di Bradbury, nella narrazione c’è anche molta poesia.

Ecco di seguito i racconti che mi sono piaciuti di più.

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In trappola

Protagonista è un ragazzino dodicenne della provincia americana, che un giorno si rende conto di essere “in trappola”, ossia di essere “condannato” a crescere e a diventare adulto. Tra pochi anni dovrà abbandonare i giochi e inizierà il tempo dei doveri e delle responsabilità: non potrà più fare molte delle cose che fa ora. Con preoccupazione si guarda allo specchio e inizia già a scorgere i segni inequivocabili della sua trasformazione fisica…

Il ragazzino si convince, allora, di essere vittima di una specie di “congiura” di cui i principali responsabili sono i genitori, che facendolo mangiare ogni giorno lo “avvelenano”, cioè lo fanno crescere fisicamente, e la scuola, che invece “lavora” per trasformargli il cervello in quello di un adulto…

Mentre i suoi amici coetanei non sembrano minimamente preoccupati di questo problema, che ovviamente riguarda anche loro, lui cerca di mettere in atto una strategia per sfuggire alla trappola, ripromettendosi di non mangiare più per non crescere.

Così, un giorno salta la colazione e la cena. Ma giunto a tarda sera non ce la fa a resistere davanti al frigorifero pieno delle prelibatezze che gli ha lasciato suo padre. Nonostante il cedimento, tuttavia, decide di lottare ancora, provocandosi il vomito dopo aver mangiato ed espellendo tutto.

Il giorno seguente, piuttosto pallido e debole, quando torna da scuola, sulla strada di casa prova per la prima volta l’emozione di un bacio datogli dalla ragazzina più bella del paese. Capisce allora che tutto è inutile, che la sua “guerra personale” è perduta. E’ impossibile non finire nella trappola: si può resistere ai genitori e alla scuola, ma non si può combattere contro la dolcezza dell’amore…

Delitto senza castigo

Un uomo di quarantotto anni, sposato e con figli, decide un giorno di vendicarsi del suo ex compagno di scuola che lo tormentava da ragazzino sottoponendolo a varie angherie: essendo più alto e robusto, lo picchiava regolarmente, gli rubava i giocattoli, e un giorno lo aveva gettato a terra e fatto sguazzare in una pozzanghera rovinandogli il vestito nuovo della festa…

L’uomo, senza comunicare la sua decisione a nessuno, prepara in segreto la pistola e prende il treno attraversando tutto il Kansas per andare a trovare l’ex bulletto, che non vede più da trentasei anni, ossia da quando entrambi ne avevano dodici…

Giunto finalmente sulla soglia di casa del suo antico carnefice, con la pistola carica in tasca, si trova davanti un omuncolo alto poco più di un metro e mezzo, con il corpo e il volto segnati da un invecchiamento precoce e molto probabilmente anche dalla malattia. A stento riconosce in quella specie di relitto umano il bullo che lo tormentava.

L’uomo si rende conto, allora, che a vendicarlo ci ha già pensato il tempo, avendo infierito così impietosamente sul suo ex compagno di scuola. Così (ammesso che volesse veramente ucciderlo), decide di “sparargli” soltanto per finta, mimando il gesto della pistola con le dita e sussurrando “bang” per sei volte di seguito.

L’ex bulletto, esterrefatto, lo chiama più volte per nome, chiedendogli se si tratta veramente di lui, cioè del suo vecchio compagno di scuola che un tempo si divertiva a tormentare. Ma l’uomo, dopo aver “sparato”, gli volta le spalle e se ne va.

Castigo senza delitto

Nella società del futuro, una ditta specializzata produce, su richiesta e a pagamento, dei manichini perfettamente uguali alle persone. I manichini si muovono e parlano, sono dei veri e propri robot. Chi lo desidera, pagando, si rivolge a questa ditta chiedendo la riproduzione di una data persona. Ma lo scopo è quello della “vendetta”: infatti il manichino, una volta creato, viene “ucciso” da colui che ne ha ordinato la costruzione.

Questa pratica consente a chi ha dei “conti in sospeso” con qualcuno, di sfogare il proprio odio “uccidendo” il manichino anziché la persona in carne e ossa. Tuttavia, si tratta di una pratica da sempre molto discussa e divenuta a un certo punto addirittura illegale…

Un uomo, che è stato tradito, umiliato e lasciato dalla moglie che amava, si rivolge alla ditta costruttrice e ordina il manichino di lei. La ditta, dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie per la realizzazione del manichino, fa sottoscrivere al cliente una serie di liberatorie che mandano esenti i costruttori da ogni responsabilità…

L’uomo, dopo un po’ di tempo, si trova così a tu per tu, in una camera apposita che riproduce quella di casa sua, col manichino della moglie, perfettamente identico alla “versione umana”, non solo nell’aspetto ma anche nelle movenze, negli sguardi, nelle frasi, in tutto…

Dopo una specie di “resa dei conti”, in cui il marito rivive drammaticamente il tradimento ed esterna alla moglie “artificiale” il suo antico amore ormai trasformatosi in odio, egli estrae la pistola e la scarica addosso al manichino. Il sangue, che sprizza da tutte le parti, sembra vero…

L’uomo, sconvolto ma anche “liberato” dal peso che lo angustiava, esce dalla camera e si ritrova in strada, sentendosi come se la moglie fosse veramente morta e lui l’avesse uccisa. Senonché, all’uscita trova anche la polizia che lo arresta…

Non solo l’ “uccisione” dei manichini è divenuta illegale, ma, per sfortuna dell’uomo, siamo anche in una particolare congiuntura politica, per cui il governo ha deciso di reprimere col massimo della pena, ossia con la condanna a morte, coloro che ricorrono a questa pratica immorale…

L’uomo finisce così in cella in attesa di essere giustiziato, anche se, paradossalmente, non ha ucciso nessun essere umano: ma per i giudici, inflessibili, è come se l’avesse fatto…

Tempo fermo

In una scuola di provincia americana, un ragazzo di neanche quattordici anni si innamora della sua giovane insegnante, che di anni però ne ha già ventiquattro.

Inizialmente, il sentimento è solo da parte del ragazzo, che si dimostra pieno di attenzioni nei confronti della donna, offrendosi di portarle i libri quando la incontra sulla strada di scuola e fermandosi in classe alla fine delle lezioni mentre tutti gli altri escono, con la scusa della pulizia dell’aula: in realtà lo fa per rimanere da solo in compagnia di lei, che si ferma a correggere i compiti…

A poco a poco, la donna si accorge che tutte queste attenzioni non sono una semplice dimostrazione di amicizia e lei stessa, conoscendo sempre di più il ragazzo, che è molto sensibile e diverso da tutti i suoi compagni (straordinariamente “maturo” per la sua età), sente pericolosamente nascere dentro se stessa un sentimento di tenerezza nei confronti del suo giovane allievo…

Passano i mesi e i due sono sempre più “cotti” l’uno dell’altra. Ma la donna, ovviamente, non può permettere che succeda nulla, data la troppa differenza di età. Così’, un giorno, con una gran tristezza nel cuore, l’insegnante fa un discorso molto “saggio” all’allievo, spiegandogli i motivi per cui la loro “storia d’amore” è impossibile da realizzare: è meglio, anzi, non farla neanche iniziare, troncarla subito…

E probabilmente non sarà possibile che nasca nulla neanche in futuro, perché ci saranno sempre quei dieci anni e più di differenza, benché il ragazzo, ingenuamente, le chieda di aspettarlo fino a quando lui sarà diventato grande…

Poi, però, non è nemmeno necessario troncare la relazione “platonica”, perché il ragazzo deve improvvisamente partire con la sua famiglia, che si trasferisce in un’altra città. I due, così, si danno l’addio. Il ragazzo dice alla sua “amata” che non la dimenticherà mai, ma lei gli risponde che invece, giustamente, lui dovrà farsi la sua vita e che con il passare del tempo la dimenticherà.

Passano ben sedici anni prima che il ragazzo, ormai trentenne e sposato, faccia ritorno, un giorno occasionalmente, nella città della sua ex insegnante. Decide, allora, di andare a trovarla, ma scopre che essa è morta già due anni dopo la sua partenza…

Al cimitero, davanti alla tomba della donna, morta a soli ventisei anni, il ragazzo, ormai diventato adulto, constata con amarezza che ora per la sua ex amata il tempo si è fermato e che egli, che non aveva potuto averla perché era troppo giovane, è già diventato più grande di lei…

I miracoli di Jamie

Un dodicenne, molto “ottimista”, si convince di poter fare dei miracoli quasi come Gesù. Infatti, sua madre, molto ammalata, ha iniziato a stare meglio proprio quando lui, concentrandosi, ha desiderato fortemente la sua guarigione…

Questa sua convinzione lo rende molto sicuro di sé e popolare fra i suoi compagni di scuola, perché pare che gli vada sempre tutto bene…

Un giorno, ad esempio, grazie alla sua “concentrazione” (secondo lui), riesce a far vincere alla sua scuola la “gara delle parate”: il suo liceo, infatti, viene premiato per aver organizzato la parata più bella di tutte le scuole della contea, e lui è convinto che il successo sia dovuto a un suo miracolo: basta che lui si concentri e desideri una cosa bella e questa immancabilmente si avvera…

Incredibilmente, riesce a convincersi di avere questo potere anche quando le cose gli vanno inizialmente storte: infatti, quando un suo compagno più forte lo picchia per una ragazza, per tutta risposta la ragazza sceglie lui, proprio perché non ha esitato a farsi picchiare per lei…

In seguito, purtroppo, sua madre si aggrava nuovamente. Lui è convinto che la salverà di nuovo grazie al suo potere di compiere miracoli. Un giorno, tuttavia, tornando da scuola qualcosa inizia ad andare per il verso sbagliato: il ragazzino scommette dentro se stesso che se riuscirà a raggiungere il cancello di casa prima che sulla strada alle sue spalle compaia un’automobile e lo superi, sua madre guarirà, altrimenti…

Neanche a farlo apposta, quando mancano pochi passi al cancello sopraggiunge alle sue spalle il rumore di un’automobile. Col cuore in gola, il ragazzino comincia a correre verso il cancello, ma inciampa e cade. E l’automobile lo supera…

Il ragazzino si rialza e urla dentro se stesso che “ritira” la scommessa. Entrato in casa, trova suo padre davanti al capezzale della madre. Si avvicina anche lui e si concentra al massimo dentro se stesso, invocando il miracolo; ma non c’è nulla da fare, la madre dopo qualche ora muore e lui scoppia a piangere disperato: improvvisamente, il mondo gli crolla addosso.

Da quel giorno, allora, il comportamento del ragazzino cambia. Perde tutta la sicurezza e l’esuberanza, e i suoi compagni non lo riconoscono più. Egli, ormai, non crede più nel suo potere di provocare i miracoli…

Gioco d’ottobre

Infine, un racconto dalle tinte “noir”. Durante la sera di Halloween, un uomo che si sente molto frustrato perché la moglie non lo ama, non lo ha mai amato e gli ha fatto fare una vita grama, impedendogli secondo lui di sviluppare un reale affetto anche nei confronti della loro figlia che ora ha otto anni, decide di mettere in atto una vendetta agghiacciante…

Tutti i bambini del vicinato, amichetti della figlia, arrivano in casa mascherati per festeggiare. La casa è addobbata con le solite zucche, candele, luci soffuse, eccetera. Mentre la moglie lo evita cambiando stanza ogni volta che entra lui (e ciò gli fa crescere l’odio ancora di più), l’uomo a un certo punto della festa invita tutti i bambini e i genitori che li hanno accompagnati a scendere nella taverna dove ha preparato un “gioco”…

Qui l’uomo fa sedere in cerchio bambini e adulti, dopodiché ordina di spegnere la luce e annuncia il “gioco della strega”. I genitori, divertiti, tranquillizzano i figli, specialmente quelli più piccoli…

Il gioco, che si fa al buio, consiste nel far finta di aver ammazzato la strega e nel passarsi di mano in mano, stando seduti, prima il coltello che l’ha uccisa e poi, uno alla volta, i pezzi del suo corpo smembrato: la testa, il cuore, le interiora, eccetera. Al posto dei pezzi del corpo si usano oggetti che possono essere simili al tatto: ad esempio, un oggetto sferico per la testa, l’osso di un pollo per le braccia, le interiora del pollo per le parti molli, e così via…

Dopo aver annunciato che “la strega è morta”, l’uomo inizia far girare il coltello. Poi è la volta della testa. Poi arriva il cuore…

I bambini, che si passano al buio i pezzi del corpo della strega, cominciano a spaventarsi e gridano. A un certo punto, la moglie dell’uomo si accorge che da quando il gioco è cominciato non si sente più la voce della figlia, che al momento in cui si era spenta la luce era seduta sulle ginocchia del papà. Allora inizia a chiamarla, sempre più allarmata, ma la piccola non risponde…

Un altro bambino, coraggioso, corre su per le scale al piano di sopra, per cercare la sua amichetta, ma non la trova. Tutti allora, sempre stando al buio, iniziano a chiamare la bambina a gran voce, la tensione sale sempre di più…

Finché qualcuno accende la luce e si scopre l’orrore…

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