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Musica

Gilbert O’Sullivan, quattro pezzi (non) facili

L’irlandese Raymond Edward O’Sullivan in arte Gilbert sfoderò una serie impressionante di successi nel giro di pochi anni all’inizio del decennio.

La musica, molto orecchiabile ed accattivante, accompagnava testi piuttosto complessi non sempre percepiti nei paesi non anglofoni.

“Nothing rhymed” è del 1970, è il suo primo grande successo, Gilbert ha 24 anni e il testo racconta dei suoi dubbi sulla vita.

E’ davvero un bel blues, orchestrato e avvolgente.

I Profeti ne fanno in Italiano un’onesta canzone d’amore che ebbe un certo seguito, “Era bella”, ma la distanza tra il testo originale e la “mattonella” dei Profeti è francamente siderale.

“Alone again”, ancora dubbi sulla vita, di come la solitudine insegua l’uomo nel corso della sua esistenza.

La morte dei genitori, la fine di un amore.

Polemiche per il testo molto crudo e gli espliciti riferimenti al suicidio. Gilbert spiegherà che non si tratta di una trattazione autobiografica, e che ha solo inventato un personaggio e vi si è compenetrato, come farebbe un regista cinematografico che mette in scena un soggetto.

“Clair”, appassionata e allegra canzone per una bambina, apriti cielo! Ancora spiegazioni: si tratta della figlia del suo manager, cui da giovane faceva il baby sitter. Niente di torbido, su youtube si può trovare un video della vera Clair, ormai adulta e commossa per essere stata oggetto di una dedica di successo così planetario.

“Get down”. Gilbert stavolta si rilassa, la canzone è dedicata al suo cane che gli salta sui mobili di casa, ma non manca chi pensa che l’appellativo “dog” sia rivolto ad un’ipotetica donna destinataria della canzone. La frase incriminata è “You’re a bad dog, baby”, dove però si dovette chiarire che era il cane ad essere chiamato baby e non viceversa.

Non mancheranno altri hit, meno problematici, “Why oh why”, “What’s in a kiss” e altre belle canzoni a contorno.

Resta sorprendente e fuori del comune come Gilbert abbia scalato le classifiche di inizio decennio con canzoni dai testi così controversi, anche nei paesi anglofoni dove era esattamente percepito il significato delle parole.

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